Alle
volte dietro ad una grande scoperta c'è una casualità o un errore.
È
proprio quello che è avvenuto nella scoperta di questo particolare
tipo di neuroni.
A
cavallo tra gli anni '80 e '90 un gruppo di ricercatori
dell'Università di Parma con a capo Giacomo Rizzolatti, mentre
si stava dedicando allo studio della corteccia premotoria di un
macaco attraverso l'uso di elettrodi, scoprì una cosa sorprendente.
Durante tale esperimento uno dei ricercatori stava prendendo un
frutto per degli esperimenti successivi, quando all'improvviso il
cervello della scimmia, in un'area che fino ad allora si pensava si
attivasse solo per funzioni motorie, diede un segnale: alcuni
neuroni reagirono.
Si
arrivò alla conclusione che questi neuroni si attivino quando le
scimmie compiono certe azioni, ma anche quando esse vedono compiere
da altri la stessa specifica azione. Si ipotizzò pertanto che i
neuroni specchio si comportino da veri e propri mediatori nella
comprensione del comportamento altrui.
Un cucciolo di macaco imita le espressioni facciali umane Fonte: Wikipedia |
Oramai
sono passati più di vent'anni e ancora si sta parlando di neuroni
specchio. Quello che ci interessa non è tanto l'esistenza di questo
tipo di neuroni nelle scimmie, quanto nell'uomo.
Studi
successivi sembrano aver dimostrato l'esistenza di questo tipo
particolare di neuroni non solo nei primati ma anche negli uomini.
Finalmente nel 1996 gli stessi ricercatori dell'Università di Parma
coniarono l'espressione “ neuroni specchio”, dopo aver pubblicato
una serie di articoli scientifici e aver effettuato degli esperimenti
“ di conferma”.
Mentre
nelle scimmie si possono osservare i singoli neuroni, nell'uomo si
possono esaminare le attivazioni solo attraverso variazioni nel
flusso sanguigno dovute ad esse, pertanto il riconoscimento dei
neuroni è difficile e causa di perplessità circa la loro effettiva
esistenza. Tuttavia studi condotti attraverso molteplici tecniche,
quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la stimolazione
magnetica transcranica (TMS) e l'elettroencefalografia (EEG), hanno
confermato l'ipotesi dell'esistenza nell'uomo.
Queste
cellule sono distribuite in alcune zone chiave del cervello, quali la
corteccia prefrontale, le aree parietali inferiori che sono associate
al movimento e alla percezione (nonchè centro linguaggio), il luogo
parietale posteriore il solco temporale superiore e nell'insula, che
sono le regioni del cervello corrispondenti alla capacità umana di
cogliere i sentimenti altrui di comprenderne le intenzioni, oltre che
usare il linguaggio.
Anatomia del cervello umano Fonte: http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20il%20cervello%20umano.htm |
I
neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra
capacità di porci in relazione con gli altri. Si attivano non solo
quando compiamo un determinato comportamento ma anche quando
osserviamo gli altri compierlo.
L'uomo
pertanto ripercorrerebbe nella sua mente l'azione che ha visto, cioè
la imiterebbe e ne comprenderebbe pure il significato. In questo modo
il bambino imparerebbe ad esempio a sorridere e a sbadigliare.
I
mirror neurons si attivano non solo con l'azione ma anche con il
linguaggio: ad esempio, quando una persona ascolta frasi che
descrivano azioni, come se fosse lei stessa a compierla.
Oltre
a queste implicazioni, da alcuni esperimenti emerge che i neuroni
svolgano un ruolo importante anche per quanto concerne l'empatia:
cioè si dovrebbero attivare quando osserviamo una persona provare
emozioni.
Dai
primi esperimenti di Rizzolatti ad oggi si è molto dibattuto
sull'esistenza o meno dei mirror neurons, sulle effettive capacità
empatiche di questi.
La
scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione
biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger:
in
effetti, gli esperimenti finora condotti in tal senso sembrerebbero
indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei
bambini autistici.
L'esistenza
dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica
nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra
mente, implica cioè un drastico ridimensionamento del modello di
mente prospettato dalla psicologia cognitivista.
Tuttavia
dobbiamo ricordare che non tutti gli neuroscienziati sono concordi
nell'accettare la presunta esistenza di questa particolare forma di
neuroni.
In
questi anni si è aperto un dibattito acceso, che vede lo sviluppo da
una parte di una serie di esperimenti che sostengono l'esistenza dei
neuroni specchio, mentre dall'altra esperti che criticano aspramente
questa scoperta in particolare le critiche si soffermano
maggiormente sulle metodologie utilizzate durante gli esperimenti.
Fonti:
Fonti:
Neuroni che si attivano senza effettuare alcuna attività motoria erano ipotizzati già nella protoera eegrafica (effetto Berger) o dai clinici che hanno individuato la "S. dell'arto fantasma"
RispondiEliminaS. Italo
che schifo
RispondiEliminama guardati allo specchio
Eliminaquando avete finito ditemelo <3
Eliminanon mi è servito
RispondiEliminanhikejfikrjhnfikrhngkfdzzjoraemjuikrdfhnergfijndfki
RispondiEliminaChiaro
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