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venerdì 16 novembre 2012

Una controversia (quasi) tutta italiana


Latour nel suo celebre libro “Scienza in azione”, edito nel 1987, definiva la scienza come una figura mitologica, quella del Giano Bifronte.
Giano, dal latino Ianus, per la religione romana, è il dio degli inizi materiali e immateriali. La sua caratteristica principale è l'essere rappresentato come un dio bicefalo. Giano era preposto ai ponti, ai passaggi e alle porte: ne custodiva, grazie alla sua particolarità, sia l'entrata che l'uscita e portava in mano una chiave e un bastone, proprio come i portinai.
Nella metafora del celebre sociologo delle scienza francese, le due facce di Giano Bifronte rappresenterebbero la scienza poiché in uno dei due visi possiamo ritrovare la scienza pronta per l'uso ( una sorta di scatola nera), nell'altro viso al contrario la scienza in costruzione, cioè le controversie scientifiche.


Giano Bifronte
Fonte: Il controverso incontro di scienza e società

La scienza pronta per l'uso è quella che Kuhn nel 1962, ne "La struttura delle rivoluzione scientifiche" definisce “paradigma”, cioè quella su cui si basa il sapere scientifico, cioè le fondamenta del sapere scientifico in un determinato momento storico. Le controversie invece Kuhn le colloca là dove non si è ancora arrivati ad un paradigma stabili e pertanto c'è incertezza sulla linea da seguire nello studio dei una determinata disciplina.
Per quanto concerne quest'ultimo concetto, la controversia tecnoscientifica dovrebbe avere i seguenti carratteri:
* problemi sociali in cui si avverte la necessità di una conoscenza scientifica data (a scatola nera) ma che questa è ancora incerta;
* questioni di pubblico interesse nelle quali la scienza ricopre un ruolo primario.
Perchè allora definiamo la questione dei neuroni specchio, come una questione controversa?
Il team di Parma coniò l'espressione “neuroni specchio” nel 1996 dopo una serie di esperimenti prima effettuati sui macachi e in seguito sugli esseri umani, da allora tuttavia si sono sviluppati esperimenti, correnti di pensiero e osservazioni in merito all'esistenza effettiva di questo particolare tipo di neuroni.
Se pertanto la loro esistenza fosse data per scontata, non potremmo parlare di controversia bensì di un argomento assodato su cui basare l'innovazione del futuro e sulla quale riformulare le basi del sapere neuroscientifico.
Tuttavia dopo vent'anni dalla loro scoperta si dibatte ancora sull'esistenza o meno dei neuroni mirror.
Dalla “scoperta” di Rizzolatti e co si sono moltiplicate a dismisura le ricerche, gli esperimenti circa questo tipo particolare di neurone.
L'ultimo esperimento significativo in sfavore della loro esistenza, risale a quest'anno ed è stato eseguito da Antonio Caramazza, direttore del Centro Mente Cervello (CIMeC) dell'Università di Trento, in collaborazione con l'Università di Harvard.
Prima dell'esperimento di Caramazza che sembra scuotere alla fondamenta l'esistenza dei neuroni, un noto professore di bioingegneria, tale Paolo Pascolo, che già nel 2008 aveva espresso dubbi e perplessità sul tema, così affermando: “ Neuroni specchio, una congettura (ancora) tutta da dimostrare”.
Dal primo esperimento sui macachi, passando per le critiche di Pascolo all'esperimento del direttore dil CIMeC di Rovereto, potrebbe sembrare che il dibattimento sui neuroni non abbia varcato i confini del BelPaese.
Tuttavia, molti esperimenti sono stati effettuati anche nel resto del globo e la discussione ha varcato le Alpi. Inoltre i dibattimenti sull'esistenza o meno dei neuroni mirror non concernono solo l'abito scientifico ed in particolare quello dello neuroscienze ma ha ripercussioni forti sulla società.
Un'importante neorolog indiano, Ramachandran noto principalmente nel continente americano, partendo dai risultati ottenuti dai ricercatori di Parma ha sviluppato una “ Teoria degli specchi infranti”, arrivando a collegare il funzionamento dei neuroni, o meglio il malfunzionamento dei neuroni ad alcuni forme di autismo.
Se così fosse, gli scienziati potrebbero indirizzarsi su quel campo, per perfezionare terapie ed aiutare le persone affette da sindrome di Asperger, ad esempio.
Ma i critici sostengono che sia solo un modo per alimentare false speranze nelle famiglie con figli con disabilità.


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