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venerdì 23 novembre 2012

Gallese ricompone i cocci



La pubblicazione dello studio condotto dal professor Caramazza e colleghi ha inevitabilmente suscitato ampie reazioni tra i neuro scienziati, primi tra tutti gli autori della scoperta dei neuroni specchio. Vittorio Gallese, medico neurologo e professore ordinario di Fisiologia Umana all'Università di Parma, ha difeso pubblicamente i risultati della sua equipe di ricercatori: “La mia posizione è chiara e netta: la prova definitiva dell’esistenza di neuroni specchio nell'uomo potrà venire solo ed esclusivamente dalla loro registrazione diretta, ottenibile con metodiche invasive e per questo di difficile ma non impossibile realizzazione. Credo sia solo questione di tempo. Fino a quel momento, speculare sulla loro esistenza è legittimo. Non è invece legittimo affermarne l'inesistenza sulla base di dati come quelli prodotti dal Prof. Caramazza.”  Secondo lo studioso di Parma, è improbabile che negli esseri umani non si sia sviluppato un meccanismo talmente adattivo come quello dei neuroni specchio, tanto da essere riscontrato con certezza negli uccelli e nelle scimmie, specie evolutivamente molto lontane.

Gallese fa notare, inoltre, che le evidenze scientifiche indirette riguardanti  l’esistenza nell'uomo dei neuroni specchio sono state confermate da numerosi lavori scientifici internazionali, eseguiti con varie tecniche d'indagine: PET, fMRI, TMS, EEG e MEG.  Ad esempio, nel 2008 è stato pubblicato uno studio condotto  da Nancy Kanwisher (una delle più note neuroscienziate americane che lavora al Massachusetts Institute of Technology,MIT) che ha utilizzato la stessa metodica degli studiosi di Trento: lei stessa ha affermato che il suo studio era per la prima volta la prova dell'esistenza di un meccanismo “mirror” nell'uomo.

(fonte: www.opsonline.it/psicologia-24984-autismo-neuroni-specchio-implicazioni.html)
Per finire, Gallese non risparmia neanche una critica alla polemica avanzata da Caramazza nei confronti dell’applicabilità dei neuroni specchio alla patologia dell’autismo, rivendicando la cautela e la prudenza che i neuroscienziati e gli altri studiosi hanno sempre mantenuto quando hanno affrontato questo delicato argomento.



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